lunedì 20 novembre 2006

L'Ars Militaria Palestinese: ovvero il ribaltamento della figura dell'eroe

ecco la notizia da www.corriere.it:
Per non fare la stessa fine, uno dei suoi vice ha escogitato una tattica per immobilizzare l'esercito israeliano. Quando i militari hanno avvertito Mohammed Baroud che la sua casa e quella di un militante di Hamas sarebbero state bombardate, gli estremisti hanno deciso di barricarsi dentro e hanno lanciato un appello agli abitanti del campo rifugiati di Jabalya perché accorressero a fare da scudi umani.

Dalle moschee e dagli schermi della televisione, la chiamata è stata diffusa in tutta la Striscia di Gaza. «Abbiamo organizzato dei turni — racconta Umm Wael, madre di Baroud, alla Associated Press — e ci prepariamo a un lungo assedio. Dove dovremmo andare? Staremo qui o moriremo nella casa. Per quanto mi riguarda, possono farmela cadere in testa». Baroud, coinvolto nei lanci di Qassam contro le città israeliane, spiega di aver deciso la risposta con altri militanti, dopo che un palazzo era stato distrutto in un attacco missilistico, pochi giorni fa. I comandanti di Tsahal hanno fermato il raid e un portavoce ha condannato «lo sfruttamento cinico di civili innocenti da parte dei terroristi».

Fonti dello Stato Maggiore hanno ammesso di non avere una soluzione per rispondere alla mobilitazione. Che è stata elogiata dal premier palestinese Ismail Haniyeh: «Siamo orgogliosi di questa reazione popolare. È il primo passo per difendere le nostre case e le case dei nostri figli», ha proclamato durante una visita al palazzo. Gli israeliani non hanno fermato altri raid: un missile indirizzato contro l'auto di due militanti di Hamas (feriti) ha ucciso un uomo di 75 anni e ferito otto passanti, tra loro tre ragazzini. Il ministro della Difesa Amir Peretz ha chiamato il presidente palestinese Abu Mazen per spingerlo a fermare i lanci di razzi: «Non possiamo tollerare il bombardamento continuo».

Se il Barone Von Clausewitz avesse potuto essere presente davanti agli schermi televisivi alla notizia della mobilitazione di scudi umani nella Striscia di Gaza, avrebbe preso il primo volo per Israele per vedere con i suoi occhi questa nuova tattica di combattimento. Di sicuro avrebbe aggiunto un capitolo alla sua già monumentale opera: non si darebbe pace per non aver mai incluso nella sua opera questa tipologia di combattimento che tramite un obiettivo passivo ne consegue uno offensivo. Ma di sicuro, riflettendo tra sè e sè, non potrebbe che farsi scappare una lacrimuccia ripensando a quel tipo di guerra a cui lui aveva ispirato tutta la sua opera. Una guerra in cui la separazione tra civili e militari era netta.

Oggi i dirigenti palestinesi sono pronti ad osannare questi nuovi eroi della resistenza araba. Peccato che si stia attuando un ribaltamento della figura dell'eroe così come è stata sempre rappresentata e descritta.
Un eroe è un uomo o una donna che possiede caratteristiche ed abilità maggiori di qualsiasi altra persona, che lo rende capace di compiere azioni straordinarie a fin di bene, per cui diventa famoso. Queste capacità non sono solo fisiche, ma anche mentali. Una persona può diventare un eroe anche semplicemente andando incontro ad una fine valorosa che glorifichi la sua esistenza attraverso la sua ultima azione (esempi odierni odierni sono tipo sacrificare la propria vita per salvarne un'altra; compiere un gesto per l'onore della patria o per proteggere la propria famiglia, e così via). L'eroe infatti il più delle volte, se non tutte, è un mortale e perciò si distingue dagli dei avendo un'arma in più per aumentare la sua eccezionale aurea: la propria morte.
Nel caso degli scudi umani palestinesi si creano due contraddizioni fondamentali: la prima è che finchè questi non verranno colpiti e uccisi, rimangono degli eroi in nuce e non in fieri; la seconda è che la loro azioni non è tesa alla realizzazione di un fine positivo: proteggere dei portatori di morte non deve essere esaltata come una nobile azione.
La figura dello scudo umano non dovrebbe essere ricondotta alla sfera dell'eroismo ma piuttosto a quella della codardigia. In quanto in questo caso si prefigura un doppio atto di stoltezza: da una parte quello di coloro che chiamano a raccolta persone inermi allo scopo di difendere le proprie azioni, dall'altra quello di chi, senza cognizioni di causa, corre a soccorrere coloro che sono la causa stessa della loro distruzione.
Qui siamo piuttosto all'elogio della follia.
Ricordo inoltre che chi si associa per qualsiasi attività ad un gruppo armato regolare e non può esserne considerato a pieno titolo parte integrante.

Convenzione di Ginevra del 1949, terzo Protocollo:
TITOLO III - Statuto e trattamento delle persone protette
SEZIONE I. - DISPOSIZIONI COMUNI PER I TERRITORI DELLE PARTI IN CONFLITTO E I TERRITORI OCCUPATI

Articolo 28
Nessuna persona protetta potrà essere utilizzata per mettere, con la sua presenza, determinati punti o determinate regioni al sicuro dalle operazioni militari.

Per una volta Israele non potrebbe essere accusato di aver violato il diritto internazionale.

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Che cos'è Degania?

Degania Alef was founded in 1909 by seven Second Aliyah Halutzim (Halutz), who came from Rumania, on land acquired by the Jewish National Fund. Although the economically successful as a settlement, the group dispersed a year later. In 1911, the place was resettled by a group of pioneers from Russia known as the "Hadera Commune".

Degania Alef was the first settlement based on communal living and became known as the "Mother of the kevutzot". Members of Degania Alef insisted on maintaining the frame of the small kevutzah, as opposed to the bigger collective settlement - the Kibbutz - and therefore, in 1920, with the coming of Third Aliyah pioneers, Degania Bet was founded. In 1932, part of the land was granted for a third collective settlement - kibbutz Afikim.

View of Degania (1941) During the War of Independence, the Syrian army reached the gates of Degania Alef, but was bravely repulsed. A burnt Syrian tank remains on the site as a memorial. The two Deganias have a combined population of nearly 1,000. Due to the hot climate and abundance of water, both Deganias are engaged in fully irrigated farming. Degania Bet has also a metal factory and Kadish Luz were members of Degania Bet. A.D. Gordon, Arthur Ruppin, Otto Warburg and other founders of the labor settlement movement are buried on Degania Alef.