lunedì 25 dicembre 2006

Adeste fidelis, laeti triumphantes!

Eccomi qua di ritorno da una lunghissima ma bellissima giornata di Natale vissuta a Bethlhem, dove tutto è cominciato. Ci sarà stato pure Abu Mazen e il sindaco di Parigi Delanohé, ma gli occhi e le attenzioni di tutti sono rivolte a quel bambino che nasce per noi.
Buon Natale a tutti.








venerdì 22 dicembre 2006

Channukà

Anche l'ultimo giorno di Channukà, Gerusalemme si riempie di luci..




A lavurà barbun!


Mi scuso per il lungo letargo letterario e fotografico ma il lavoro della Camera mi lascia poco spazio a miei svaghi.... Vabbè
Comunque sono già arrivato a Gerusalemme per prepararmi alla notte di Natale alla basilica della Natività a Betlemme. E fortunatamente il Signore continua a vegliare sulla mia testa: sono attesi 18000 pellegrini ma io farò parte dei 700 fortunati che potrà entrare nella basilicata. Fortunato fortunello...
Per ricompensare i miei benefattori sono andato a raccogliere agrumi al monastero trappista di Latrun. Mattinata spezza schiena ma ne è valsa la pena: per il biglietto e per la scorpacciata di frutta che ho fatto.
Ah dimenticavo prima di andare ci siamo fermati di nuovo al monastero benedettino di Abu Gosh. Dove la chiesa crociata, non fotografata la scorsa volta, gridava vendetta!!!
Spero vi piaccia!





domenica 3 dicembre 2006

Jerusalem Caput Mundi

Rieccomi a cercare di descrivervi per foto quello che sto provando visitando Gerusalemme. E' una sensazione bellissima che giorno dopo giorno ti entra dentro e non ti lascia più. A volte si sente D-o talemte vicino che non si capisce perchè gli uomini siano incapaci di amarsi invece di uccidersi in suo nome. Ma come si dice da queste parti, "più ti avvicni a D-o e più il Diavolo ti tenta".



























sabato 2 dicembre 2006

Scorci da Jerusalem

Shavua Tov a tutti! La mia salita a Gerusalemme è iniziata, ci sono talmente tante cosa da vedere che non si sa da dove cominciare. Le foto sono tante e non ho ancora fatto una vera cernita. Quindi per il momento ho scelto qualche scorcio o dettaglio per cercare di farvi capire l'aria che si respira. Spero di farvi cogliere quest'emozione anche solo con le immagini. Le vi piacciono fatemelo sapere!!




venerdì 1 dicembre 2006

E domani si ritornerà al Santo Sepolcro..


La sera è scesa su Gerusalemme che sembra assopirsi lentamente dopo la preghiera della sera dello Shabbat, il silenzio è sceso anch sulla Basilica del Santo Sepolcro dopo la Via Crucis che ogni venerdì viene ripetuta dai frati francescani.

Hicde Virgine Maria Iesus Christus Natus Est

Stamattina sono andato a Betlemme a visitare la Chiesa della Natività. Ebbene si mi porto avanti nell'Avvento..



La porticina che vedete (è alta nenache un metro) non è un entrata secondaria o una cantina ma l'ingresso della Chiesa della Natività. Fu costruita così per impedire che gli invasori persiani nel VII secolo non potessero entrare con i loro cammelli a distruggerla.



Dalla navata centrale sotto l'altare ortodosso, si trova una piccola porta con delle scale che conducono ad una piccola cappella/grotta sotterranea dove si respira un forte odore d'incenso e la temperatura è molto più alta per l'effetto delle numerose candele.



La mangiatoia dove Gesù fu deposo dopo la nascita..


E' stata un esperienza fantastica uno dei luoghi più importanti della Terra si trova in una piccola grotta dal soffitto annerito dalle candele e dagli incensi. E' proprio vero che nelle cose più piccole nascono le cose più belle. Lì tutto iniziò:

Dal Vangelo secondo Luca: [1]In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. [2]Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. [3]Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. [4]Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, [5]per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. [6]Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. [7]Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.




martedì 28 novembre 2006

Eppur si galleggia...

Finalmente sono andato in missione sul Mar Morto... Naturalmente sotto copertura....

Ebbene si, dopo i primi tentennamenti per comprendere le nuove leggi fisiche che regnano sul Mar Morto. Il galleggiamento qui ha delle sue regole che anche Archimede avrebbe stentato a comprendere. E' persino difficile restare in posizione verticale.


Però diventa comodissimo leggere..


....dormire...


...meditare...


..... beh per il volo ci stiamo organizzando però ci siamo buone prospettive, alla prossima!!

sabato 25 novembre 2006

Masada: attenzione alla seconda brigata frombolieri zelota!

Un po' di storia...
La fortezza dell'antica città di Masada di fatto non fu mai espugnata dai soldati romani che pure vi entrarono nell'anno 74 . Davanti ai loro occhi trovarono solo una orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica zelota resistente al potere di Roma che la occupava. Masada sorgeva su un altopiano di circa sei km² situato su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto, nella Giudea sud-orientale. Mura alte cinque metri - lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di venti metri - la racchiudevano, rendendola pressoché inespugnabile.

Palazzo di Erode il Grande

Nel I sec a.C. la fortezza era il palazzo d'inverno di Erode il Grande arroccato su tre diversi livelli verso lo strapiombo sul lato nord della rupe, dotato di terme con caldaia centrale, magazzini sotterranei ed ampie cisterne per la raccolta dell'acqua e di un grande complesso termale.


Nel 66 era stata conquistata da un migliaio di zeloti che vi si insediarono con donne e bambini; quattro anni dopo - nell'anno 70 - caduta di Gerusalemme, vi trovarono rifugio gli ultimi strenui ribelli non ancora disposti a darsi per vinti.

Due anni di assedio

La fortezza fu assediata dalla Legio X Fretensis di Sergio Flavio e da altri 7000 uomini per lo più schiavi, inaccessibile come un nido di aquila, per quasi tre anni; venne costruito un vallo (sorta di limes spesso due metri, ancor oggi visibile) ed un terrapieno di settanta metri che dal basso saliva sino alle mura della fortezza.

Resosi conto della disfatta ormai imminente, dal momento che i Romani erano finalmente riusciti ad aprire una breccia nelle mura, il capo zelota Eleazar Ben Yair, parlò alla sua gente inducendola ad un suicidio collettivo per spada (estratti a sorte per gruppi, infatti sono stati ancora i pezzi di coccio con scritti i nomi degli estratt a sorte, gli uomini della comunità uccidevano le donne e i bambini togliendosi poi la vita a vicenda); questa sembrava essere una sorte preferibile ad un sicuro stato di schiavitù.
Quando anche l'ultimo resistente cadde mentre la città era in preda alle fiamme, a salvarsi furono solo pochi bambini e due donne che si erano nascosti in un anfratto per scampare alla morte. I romani poterono così entrare in Masada ormai priva di difesa: sorpresi di quanto accaduto, tributarono ai valorosi resistenti un silenzioso omaggio.

"Mai più Masada cadrà"

Dopo la sua presa, Masada rimase in mano ai romani fino all'epoca bizantina per essere riscoperta oltre un secolo e mezzo fa per diventare simbolo della causa sionista. Tutt'oggi reclute dell'Esercito israeliano vengono condotte sul luogo per pronunciare il giuramento di fedeltà al grido di: "Mai più Masada cadrà".

Masada è stata in parte ricostruita ed è diventato uno fra i più importanti siti archeologici di Israele grazie anche agli scavi compiuti a partire dagli anni '60 sotto la guida dall'archeologo Yigael Yadin. Sono stati riportati alla luce i resti dell'antica fortezza: evidenti risultano i segni dei campi militari romani, con mosaici di notevole qualità, bagni ed anche i massi di pietra lanciati dalle catapulte. Come segno dell'occupazione zelota resta solo una piccola sinagoga mentre più recente, risalente al V sec. è una basilica fatta costruire da monaci bizantini penitenziali.

martedì 21 novembre 2006

Notizie dal SISDE

Questa mattina entrando in Ambasciata mi sono detto: "Ma guarda come sventolano belle le nostre bandiere, e come sono pulite!!" Entrato in Ambasciata mi è stato svelato l'arcano: ieri notte qualche sconsiderato ha deciso di bruciare la bandiera italiana e quella europea. La direzione dell'Ambasciata ha deciso di non comunicare pubblicamente la notizia in quanto getterebbe solo altra benzina sul fuoco. Un gesto di uno "squilibrato" non deve turbare degli equilibri già precari grazie alle dichiarazioni del nostro Ministro degli Esteri.
Di sicuro le manifestazioni di Roma non hanno teso la mano per un miglioramento della situazione.
Grazie Diliberto e grazie Centri Sociali!! La prossima volta mando voi a fare la guardia all'Ambasciata che magari è meglio..

lunedì 20 novembre 2006

L'Ars Militaria Palestinese: ovvero il ribaltamento della figura dell'eroe

ecco la notizia da www.corriere.it:
Per non fare la stessa fine, uno dei suoi vice ha escogitato una tattica per immobilizzare l'esercito israeliano. Quando i militari hanno avvertito Mohammed Baroud che la sua casa e quella di un militante di Hamas sarebbero state bombardate, gli estremisti hanno deciso di barricarsi dentro e hanno lanciato un appello agli abitanti del campo rifugiati di Jabalya perché accorressero a fare da scudi umani.

Dalle moschee e dagli schermi della televisione, la chiamata è stata diffusa in tutta la Striscia di Gaza. «Abbiamo organizzato dei turni — racconta Umm Wael, madre di Baroud, alla Associated Press — e ci prepariamo a un lungo assedio. Dove dovremmo andare? Staremo qui o moriremo nella casa. Per quanto mi riguarda, possono farmela cadere in testa». Baroud, coinvolto nei lanci di Qassam contro le città israeliane, spiega di aver deciso la risposta con altri militanti, dopo che un palazzo era stato distrutto in un attacco missilistico, pochi giorni fa. I comandanti di Tsahal hanno fermato il raid e un portavoce ha condannato «lo sfruttamento cinico di civili innocenti da parte dei terroristi».

Fonti dello Stato Maggiore hanno ammesso di non avere una soluzione per rispondere alla mobilitazione. Che è stata elogiata dal premier palestinese Ismail Haniyeh: «Siamo orgogliosi di questa reazione popolare. È il primo passo per difendere le nostre case e le case dei nostri figli», ha proclamato durante una visita al palazzo. Gli israeliani non hanno fermato altri raid: un missile indirizzato contro l'auto di due militanti di Hamas (feriti) ha ucciso un uomo di 75 anni e ferito otto passanti, tra loro tre ragazzini. Il ministro della Difesa Amir Peretz ha chiamato il presidente palestinese Abu Mazen per spingerlo a fermare i lanci di razzi: «Non possiamo tollerare il bombardamento continuo».

Se il Barone Von Clausewitz avesse potuto essere presente davanti agli schermi televisivi alla notizia della mobilitazione di scudi umani nella Striscia di Gaza, avrebbe preso il primo volo per Israele per vedere con i suoi occhi questa nuova tattica di combattimento. Di sicuro avrebbe aggiunto un capitolo alla sua già monumentale opera: non si darebbe pace per non aver mai incluso nella sua opera questa tipologia di combattimento che tramite un obiettivo passivo ne consegue uno offensivo. Ma di sicuro, riflettendo tra sè e sè, non potrebbe che farsi scappare una lacrimuccia ripensando a quel tipo di guerra a cui lui aveva ispirato tutta la sua opera. Una guerra in cui la separazione tra civili e militari era netta.

Oggi i dirigenti palestinesi sono pronti ad osannare questi nuovi eroi della resistenza araba. Peccato che si stia attuando un ribaltamento della figura dell'eroe così come è stata sempre rappresentata e descritta.
Un eroe è un uomo o una donna che possiede caratteristiche ed abilità maggiori di qualsiasi altra persona, che lo rende capace di compiere azioni straordinarie a fin di bene, per cui diventa famoso. Queste capacità non sono solo fisiche, ma anche mentali. Una persona può diventare un eroe anche semplicemente andando incontro ad una fine valorosa che glorifichi la sua esistenza attraverso la sua ultima azione (esempi odierni odierni sono tipo sacrificare la propria vita per salvarne un'altra; compiere un gesto per l'onore della patria o per proteggere la propria famiglia, e così via). L'eroe infatti il più delle volte, se non tutte, è un mortale e perciò si distingue dagli dei avendo un'arma in più per aumentare la sua eccezionale aurea: la propria morte.
Nel caso degli scudi umani palestinesi si creano due contraddizioni fondamentali: la prima è che finchè questi non verranno colpiti e uccisi, rimangono degli eroi in nuce e non in fieri; la seconda è che la loro azioni non è tesa alla realizzazione di un fine positivo: proteggere dei portatori di morte non deve essere esaltata come una nobile azione.
La figura dello scudo umano non dovrebbe essere ricondotta alla sfera dell'eroismo ma piuttosto a quella della codardigia. In quanto in questo caso si prefigura un doppio atto di stoltezza: da una parte quello di coloro che chiamano a raccolta persone inermi allo scopo di difendere le proprie azioni, dall'altra quello di chi, senza cognizioni di causa, corre a soccorrere coloro che sono la causa stessa della loro distruzione.
Qui siamo piuttosto all'elogio della follia.
Ricordo inoltre che chi si associa per qualsiasi attività ad un gruppo armato regolare e non può esserne considerato a pieno titolo parte integrante.

Convenzione di Ginevra del 1949, terzo Protocollo:
TITOLO III - Statuto e trattamento delle persone protette
SEZIONE I. - DISPOSIZIONI COMUNI PER I TERRITORI DELLE PARTI IN CONFLITTO E I TERRITORI OCCUPATI

Articolo 28
Nessuna persona protetta potrà essere utilizzata per mettere, con la sua presenza, determinati punti o determinate regioni al sicuro dalle operazioni militari.

Per una volta Israele non potrebbe essere accusato di aver violato il diritto internazionale.

sabato 18 novembre 2006

Ma non si fanno chiamare pacifisti?



Ho visto le immagini sul TG5 del corteo (o forse sarebbe meglio dire dell'orda..) a sostegno della Palestina.
Mi vergogno di essere italiano.
Queste persone giovani o meno giovani hanno perso, a mio parere, completamente il senso della ragione. Va bene la libertà di pensiero e di parola ma in questi casi stiamo andando oltre ogni limite. Ho sentito cori odiosi che speravano di non dover più udire: "10, 100, 1000 Nassiriya", "L'unico tricolore da guardare è quello disteso sulle vostre bare". Sorvolo sugli ignobili slogan indirizzati contro Israele che oramai tutti conosciamo.
Mi vergogno di essere italiano.
A queste persone dovrebbe essere tolta la cittadinanza italiana per poi spedirli in Iraq o in altri Paesi di cui sostengono la resistenza. Sono delle persone deviate che non riescono neanche ad avere la capacità di analizzare, con cognizione di causa, la realtà. Poi vorrei vederli là a cercar di difendere la propria libertà di espressione. Oramai non sanno neanche più il significato del termine di resistenza: questa deve essere chiamata con il suo nome: sovversione.
Mi vergogno di essere italiano.
E meno male che i partigiani della nostra Resistenza hanno combattuto per darci la libertà che abbiamo oggi. Peccato che queste manifestazioni infanghino anche la loro memoria.


Che cos'è Degania?

Degania Alef was founded in 1909 by seven Second Aliyah Halutzim (Halutz), who came from Rumania, on land acquired by the Jewish National Fund. Although the economically successful as a settlement, the group dispersed a year later. In 1911, the place was resettled by a group of pioneers from Russia known as the "Hadera Commune".

Degania Alef was the first settlement based on communal living and became known as the "Mother of the kevutzot". Members of Degania Alef insisted on maintaining the frame of the small kevutzah, as opposed to the bigger collective settlement - the Kibbutz - and therefore, in 1920, with the coming of Third Aliyah pioneers, Degania Bet was founded. In 1932, part of the land was granted for a third collective settlement - kibbutz Afikim.

View of Degania (1941) During the War of Independence, the Syrian army reached the gates of Degania Alef, but was bravely repulsed. A burnt Syrian tank remains on the site as a memorial. The two Deganias have a combined population of nearly 1,000. Due to the hot climate and abundance of water, both Deganias are engaged in fully irrigated farming. Degania Bet has also a metal factory and Kadish Luz were members of Degania Bet. A.D. Gordon, Arthur Ruppin, Otto Warburg and other founders of the labor settlement movement are buried on Degania Alef.