martedì 28 novembre 2006

Eppur si galleggia...

Finalmente sono andato in missione sul Mar Morto... Naturalmente sotto copertura....

Ebbene si, dopo i primi tentennamenti per comprendere le nuove leggi fisiche che regnano sul Mar Morto. Il galleggiamento qui ha delle sue regole che anche Archimede avrebbe stentato a comprendere. E' persino difficile restare in posizione verticale.


Però diventa comodissimo leggere..


....dormire...


...meditare...


..... beh per il volo ci stiamo organizzando però ci siamo buone prospettive, alla prossima!!

sabato 25 novembre 2006

Masada: attenzione alla seconda brigata frombolieri zelota!

Un po' di storia...
La fortezza dell'antica città di Masada di fatto non fu mai espugnata dai soldati romani che pure vi entrarono nell'anno 74 . Davanti ai loro occhi trovarono solo una orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica zelota resistente al potere di Roma che la occupava. Masada sorgeva su un altopiano di circa sei km² situato su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto, nella Giudea sud-orientale. Mura alte cinque metri - lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di venti metri - la racchiudevano, rendendola pressoché inespugnabile.

Palazzo di Erode il Grande

Nel I sec a.C. la fortezza era il palazzo d'inverno di Erode il Grande arroccato su tre diversi livelli verso lo strapiombo sul lato nord della rupe, dotato di terme con caldaia centrale, magazzini sotterranei ed ampie cisterne per la raccolta dell'acqua e di un grande complesso termale.


Nel 66 era stata conquistata da un migliaio di zeloti che vi si insediarono con donne e bambini; quattro anni dopo - nell'anno 70 - caduta di Gerusalemme, vi trovarono rifugio gli ultimi strenui ribelli non ancora disposti a darsi per vinti.

Due anni di assedio

La fortezza fu assediata dalla Legio X Fretensis di Sergio Flavio e da altri 7000 uomini per lo più schiavi, inaccessibile come un nido di aquila, per quasi tre anni; venne costruito un vallo (sorta di limes spesso due metri, ancor oggi visibile) ed un terrapieno di settanta metri che dal basso saliva sino alle mura della fortezza.

Resosi conto della disfatta ormai imminente, dal momento che i Romani erano finalmente riusciti ad aprire una breccia nelle mura, il capo zelota Eleazar Ben Yair, parlò alla sua gente inducendola ad un suicidio collettivo per spada (estratti a sorte per gruppi, infatti sono stati ancora i pezzi di coccio con scritti i nomi degli estratt a sorte, gli uomini della comunità uccidevano le donne e i bambini togliendosi poi la vita a vicenda); questa sembrava essere una sorte preferibile ad un sicuro stato di schiavitù.
Quando anche l'ultimo resistente cadde mentre la città era in preda alle fiamme, a salvarsi furono solo pochi bambini e due donne che si erano nascosti in un anfratto per scampare alla morte. I romani poterono così entrare in Masada ormai priva di difesa: sorpresi di quanto accaduto, tributarono ai valorosi resistenti un silenzioso omaggio.

"Mai più Masada cadrà"

Dopo la sua presa, Masada rimase in mano ai romani fino all'epoca bizantina per essere riscoperta oltre un secolo e mezzo fa per diventare simbolo della causa sionista. Tutt'oggi reclute dell'Esercito israeliano vengono condotte sul luogo per pronunciare il giuramento di fedeltà al grido di: "Mai più Masada cadrà".

Masada è stata in parte ricostruita ed è diventato uno fra i più importanti siti archeologici di Israele grazie anche agli scavi compiuti a partire dagli anni '60 sotto la guida dall'archeologo Yigael Yadin. Sono stati riportati alla luce i resti dell'antica fortezza: evidenti risultano i segni dei campi militari romani, con mosaici di notevole qualità, bagni ed anche i massi di pietra lanciati dalle catapulte. Come segno dell'occupazione zelota resta solo una piccola sinagoga mentre più recente, risalente al V sec. è una basilica fatta costruire da monaci bizantini penitenziali.

martedì 21 novembre 2006

Notizie dal SISDE

Questa mattina entrando in Ambasciata mi sono detto: "Ma guarda come sventolano belle le nostre bandiere, e come sono pulite!!" Entrato in Ambasciata mi è stato svelato l'arcano: ieri notte qualche sconsiderato ha deciso di bruciare la bandiera italiana e quella europea. La direzione dell'Ambasciata ha deciso di non comunicare pubblicamente la notizia in quanto getterebbe solo altra benzina sul fuoco. Un gesto di uno "squilibrato" non deve turbare degli equilibri già precari grazie alle dichiarazioni del nostro Ministro degli Esteri.
Di sicuro le manifestazioni di Roma non hanno teso la mano per un miglioramento della situazione.
Grazie Diliberto e grazie Centri Sociali!! La prossima volta mando voi a fare la guardia all'Ambasciata che magari è meglio..

lunedì 20 novembre 2006

L'Ars Militaria Palestinese: ovvero il ribaltamento della figura dell'eroe

ecco la notizia da www.corriere.it:
Per non fare la stessa fine, uno dei suoi vice ha escogitato una tattica per immobilizzare l'esercito israeliano. Quando i militari hanno avvertito Mohammed Baroud che la sua casa e quella di un militante di Hamas sarebbero state bombardate, gli estremisti hanno deciso di barricarsi dentro e hanno lanciato un appello agli abitanti del campo rifugiati di Jabalya perché accorressero a fare da scudi umani.

Dalle moschee e dagli schermi della televisione, la chiamata è stata diffusa in tutta la Striscia di Gaza. «Abbiamo organizzato dei turni — racconta Umm Wael, madre di Baroud, alla Associated Press — e ci prepariamo a un lungo assedio. Dove dovremmo andare? Staremo qui o moriremo nella casa. Per quanto mi riguarda, possono farmela cadere in testa». Baroud, coinvolto nei lanci di Qassam contro le città israeliane, spiega di aver deciso la risposta con altri militanti, dopo che un palazzo era stato distrutto in un attacco missilistico, pochi giorni fa. I comandanti di Tsahal hanno fermato il raid e un portavoce ha condannato «lo sfruttamento cinico di civili innocenti da parte dei terroristi».

Fonti dello Stato Maggiore hanno ammesso di non avere una soluzione per rispondere alla mobilitazione. Che è stata elogiata dal premier palestinese Ismail Haniyeh: «Siamo orgogliosi di questa reazione popolare. È il primo passo per difendere le nostre case e le case dei nostri figli», ha proclamato durante una visita al palazzo. Gli israeliani non hanno fermato altri raid: un missile indirizzato contro l'auto di due militanti di Hamas (feriti) ha ucciso un uomo di 75 anni e ferito otto passanti, tra loro tre ragazzini. Il ministro della Difesa Amir Peretz ha chiamato il presidente palestinese Abu Mazen per spingerlo a fermare i lanci di razzi: «Non possiamo tollerare il bombardamento continuo».

Se il Barone Von Clausewitz avesse potuto essere presente davanti agli schermi televisivi alla notizia della mobilitazione di scudi umani nella Striscia di Gaza, avrebbe preso il primo volo per Israele per vedere con i suoi occhi questa nuova tattica di combattimento. Di sicuro avrebbe aggiunto un capitolo alla sua già monumentale opera: non si darebbe pace per non aver mai incluso nella sua opera questa tipologia di combattimento che tramite un obiettivo passivo ne consegue uno offensivo. Ma di sicuro, riflettendo tra sè e sè, non potrebbe che farsi scappare una lacrimuccia ripensando a quel tipo di guerra a cui lui aveva ispirato tutta la sua opera. Una guerra in cui la separazione tra civili e militari era netta.

Oggi i dirigenti palestinesi sono pronti ad osannare questi nuovi eroi della resistenza araba. Peccato che si stia attuando un ribaltamento della figura dell'eroe così come è stata sempre rappresentata e descritta.
Un eroe è un uomo o una donna che possiede caratteristiche ed abilità maggiori di qualsiasi altra persona, che lo rende capace di compiere azioni straordinarie a fin di bene, per cui diventa famoso. Queste capacità non sono solo fisiche, ma anche mentali. Una persona può diventare un eroe anche semplicemente andando incontro ad una fine valorosa che glorifichi la sua esistenza attraverso la sua ultima azione (esempi odierni odierni sono tipo sacrificare la propria vita per salvarne un'altra; compiere un gesto per l'onore della patria o per proteggere la propria famiglia, e così via). L'eroe infatti il più delle volte, se non tutte, è un mortale e perciò si distingue dagli dei avendo un'arma in più per aumentare la sua eccezionale aurea: la propria morte.
Nel caso degli scudi umani palestinesi si creano due contraddizioni fondamentali: la prima è che finchè questi non verranno colpiti e uccisi, rimangono degli eroi in nuce e non in fieri; la seconda è che la loro azioni non è tesa alla realizzazione di un fine positivo: proteggere dei portatori di morte non deve essere esaltata come una nobile azione.
La figura dello scudo umano non dovrebbe essere ricondotta alla sfera dell'eroismo ma piuttosto a quella della codardigia. In quanto in questo caso si prefigura un doppio atto di stoltezza: da una parte quello di coloro che chiamano a raccolta persone inermi allo scopo di difendere le proprie azioni, dall'altra quello di chi, senza cognizioni di causa, corre a soccorrere coloro che sono la causa stessa della loro distruzione.
Qui siamo piuttosto all'elogio della follia.
Ricordo inoltre che chi si associa per qualsiasi attività ad un gruppo armato regolare e non può esserne considerato a pieno titolo parte integrante.

Convenzione di Ginevra del 1949, terzo Protocollo:
TITOLO III - Statuto e trattamento delle persone protette
SEZIONE I. - DISPOSIZIONI COMUNI PER I TERRITORI DELLE PARTI IN CONFLITTO E I TERRITORI OCCUPATI

Articolo 28
Nessuna persona protetta potrà essere utilizzata per mettere, con la sua presenza, determinati punti o determinate regioni al sicuro dalle operazioni militari.

Per una volta Israele non potrebbe essere accusato di aver violato il diritto internazionale.

sabato 18 novembre 2006

Ma non si fanno chiamare pacifisti?



Ho visto le immagini sul TG5 del corteo (o forse sarebbe meglio dire dell'orda..) a sostegno della Palestina.
Mi vergogno di essere italiano.
Queste persone giovani o meno giovani hanno perso, a mio parere, completamente il senso della ragione. Va bene la libertà di pensiero e di parola ma in questi casi stiamo andando oltre ogni limite. Ho sentito cori odiosi che speravano di non dover più udire: "10, 100, 1000 Nassiriya", "L'unico tricolore da guardare è quello disteso sulle vostre bare". Sorvolo sugli ignobili slogan indirizzati contro Israele che oramai tutti conosciamo.
Mi vergogno di essere italiano.
A queste persone dovrebbe essere tolta la cittadinanza italiana per poi spedirli in Iraq o in altri Paesi di cui sostengono la resistenza. Sono delle persone deviate che non riescono neanche ad avere la capacità di analizzare, con cognizione di causa, la realtà. Poi vorrei vederli là a cercar di difendere la propria libertà di espressione. Oramai non sanno neanche più il significato del termine di resistenza: questa deve essere chiamata con il suo nome: sovversione.
Mi vergogno di essere italiano.
E meno male che i partigiani della nostra Resistenza hanno combattuto per darci la libertà che abbiamo oggi. Peccato che queste manifestazioni infanghino anche la loro memoria.


Come viene percepito erroneamente in Italia il conflitto arabo-israeliano..

Il 18 novembre, l’Associazione di Amicizia Italo-Palestinese di Firenze parteciperà alla manifestazione di Roma in sostegno della Palestina, dei suoi diritti negati fin dall’atto di costituzione dello Stato d’Israele, per chiedere l’attuazione delle innumerevoli risoluzioni delle Nazioni Unite rimaste per decenni inapplicate nell’indifferenza generale dei governi. Essa sarà a fianco del popolo palestinese vittima del sopruso e della violenza indiscriminata, soggetto ad un processo pianificato di cancellazione della sua identità nazionale, messo in atto con lo sradicamento forzato dai territori d’origine e dalla fonte prima del proprio sostentamento; come pure attraverso l’espropriazione di ogni forma della sua tradizione e cultura; mediante l’annientamento dell’esistenza fisica della sua gente, lacerata dalla deflagrazione delle bombe nella ripetitività dei massacri; con la mortificante incarcerazione tra cielo e muro, unici confini delimitanti la precarietà dell’esistenza; favorito dall’assurdità anacronistica di un’occupazione militare coloniale, che segrega e separa la gente sulla base di pregiudizi razziali imposti sia nei Territori che al di fuori dei confini armistiziali rimossi; reso possibile dall’incoerente e scellerata inattività della diplomazia internazionale che, ostentando l’alibi della violenza “ terroristica “ della Vittima, di fatto protegge, sostiene e diffonde quella del Carnefice.

Oh finalmente sono contento, posso rivedere sventolare in piazza le bandiere palestinesi e calpestare o bruciare quelle israeliane. Passi la manifestazione di Milano che sembra alla ricerca di una certa equidistanza, o di una supposta equivicinanza, tra lo Stato d'Israele e la Palestina, ma di fronte ai proclami dei centri sociali e delle organizzazioni di estrema sinistra dovremmo fermarci a riflettere.
Queste persone non hanno neanche la minima conoscenza del problema in questione; certo molti di questi diranno che hanno passato due settimane (di vacanza) ad aiutare i bambini palestinesi nei Territori e sono rimasti colpiti dalle condizioni di vita della popolazione. Certo non voglio mettere in discussione questa realtà, ma vorrei che cercassero d'inserire i loro proclami in una prospettiva storica un po' più oggettiva e meno romanzata. A questo proposito ho sottolineato alcuni passi di un articolo trovato sul sito www.forumpalestina.org che più che un proclama d'intenti sembra un articolo di calciomercato di TuttoSport.
Il passo che più mi fa ridere è quello relativo allo sradicamento forzato dai territori d'origine. Vorrei ricordare che i palestinesi, allo scoppio nel 1948 della Prima Guerra d'Indipendenza, furono invitati dalle potenze arabe circostanti a lasciare i propri villaggi semplicemente nella convinzione che la schiacciante vittoria su Israele avrebbe permesso loro di ritornare e di occupare anche i territori israeliani. Ebbene mi dispiace dirlo ma gli stati arabi avevano fatto iconti sbagliati: Israele vinse la sua battaglia per la sopravvivenza. A questo punto i Palestinesi che avevano lasciato i propri villaggi VOLONTARIAMENTE confidando in una vittoria schiacciante furono costretti a rimanere nei paesi che li avevano accolti pochi mesi prima. Israele non obbligò nessuno ad andarsene ma, passatemi l'espressione, sarebbero stati degli imbecilli a tendere la mano a coloro che fino a poco prima volevano ucciderli.
Inoltre nessuno ha negato i diritti d'esistenza dello stato palestinese in quanto nel 1948 non c'era nessuna identità nazionale palestinese (divisa tra le varie nazioni arabe); ma possiamo tranquillamente affermare il contrario ossia che furono gli arabi, con la loro subitana dichiarazione di guerra, a voler negare ad Israele il diritto d'esistere.
Al limite del parossismo è inoltre l'affermazione secondo cui Israele adotta un tipo di occupazione coloniale. Va bene che l'estrema sinistra ragiona ancora con stilemi mentali che potevano andar bene all'epoca di Lenin ma quest'affermazione non si basa su nessun dato oggettivo. Israele non occupa i Territori per ragioni di sfruttamento economico ma per evitare che si sviluppino in queste zone disegni terroristici contro la Stella di David. Abbiamo già la riprova di quello che è successo a Gaza: Israele, rischiando perfino una guerra civile interna, ha deciso di abbandonare gli insediamenti e l'occupazione della Striscia cercando di tendere la mano ai Palestinesi alla ricerca d'un progetto di pace. Quale è stata la conseguenza: il lancio quotidiano di razzi Qassam verso la città di Sderot e le comunità idraeliane del Negev. Non sussite nessuna necessità coloniale nell'occupazione israeliana ma una essenziale necessità di sopravvivenza.
In più fatevi questa domanda cos'è un atto terroristico: un missile che cade per errore su un palazzo o un uomo che si fa saltare in aria in un bus o in un mercato? Forse da questa risposta si potrebbe partire per trovare una soluzione veramente di equivicinanza.
E invece di venire durante le vacanze d'estate a lenire il proprio senso di umanitarismo, si dovrebbe provare a venire per vivere veramente questa terra. Solo con la confrontazione giornaliera con difficoltà di vita e di counicazione interculturale di questa regione si può cercare formulare un'opinione veramente oggettiva e libera da logiche di Partito.
E come diceva Ulrich Beck durante la Seconda Intifada: "si può capire cosa significa vivere in Israele solamente perdendo un pullman per andare a lavorare a Haifa".


venerdì 17 novembre 2006

Alla conquista di Gerusalemme

Quelli si che erano bei tempi:

Il Regno fu fondato in seguito alla presa di Gerusalemme da parte dei Crociati nel 1099, l'apice della prima crociata. Goffredo di Buglione, uno dei capi della spedizione, fu scelto come primo Re, ma egli rifiutò, affermando che nessun uomo avrebbe dovuto ricevere una corona dove Cristo aveva indossato la sua corona di spine, rivendicando invece la carica di Advocatus Sancti Sepulcri, "difensore del Santo Sepolcro ".

giovedì 16 novembre 2006

La dimora di Munib Al-Masri

Tra i palestinesi, qualcuno emerge.... anche se suo cugino è ministro dell'Autorità Palestinese e lui ha fatto fortuna costruendo infrastrutture per il governo..


In his birthplace of Nablus, he started work on the most spectacular house in the region, a university faculty and a pediatric ward, employing 500 people in construction. His house was built 300 metres above his former home in the kasbah on Mount Gezirim and like hundreds of other Nablus homes it was occupied by Israeli soldiers.
In an echo of Israeli settlers, he emphasised the need to build and develop as a political statement. "Where the Israelis destroyed one olive tree, I plant 100. Where they destroy I create," he said. The home which Mr Masri calls the House of Palestine is now finished. It is based on an Italian palazzo in Vincenza and in the garden is a summer house that Napoleon had built for Josephine, which was imported along with most of the building materials from France. In the basement are the preserved mosaics of a Byzantine church, which were discovered during construction. The juxtaposition of wealth on the hill and poverty in the valley could not be stronger but it is a gap that Mr Masri works very hard to bridge. In addition to the large projects he has funded, he is also the patron for a charity that provides for the needs of people whose lives are damaged by Israeli incursions and funds reconstruction of damaged buildings. Mr Masri has been criticised for being part of a group of businesses and businessmen that has a dominating position in the Palestinian economy but it is clear that his interest in investing in his homeland is more emotional and political than financial. One of the companies in which he is a major investor is building a luxury hotel in the Gaza Strip.

descrizione della villa di Al Masri tratta da http://securebar.secure-tunnel.com/cgi-bin...-103552,00.html

mercoledì 15 novembre 2006

Tsahal: Tsava Hagana LeIsrael


Questo è quello che ha scritto la mia cara amica Hava:

Nell'ultima guerra del Libano piu' che nelle precedenti abbiamo tenuto contatto con i nostri ragazzi per mezzo cellulare che quasi tutti hanno con se, ma passato il confine non funziona e per intere giornate mancano le notizie. E se pure si riesce a comunicare non si sa mai che cosa potra' succedere fra un momento.
I padri, generalmente soldati e ufficiali di riserva, riescono ad interpretare ogni briciola di notizia trasmessa dalla tv. o dall'internet che ne fanno accenni.
In seguito alla fratellanza dei combattenti si sviluppa uno stretto legame fra le famiglie che si sostengono a vicenda, fanno turni per contattare il comando dopo ogni battaglia. Se le notizie riferiscono di feriti c'e' da immaginare l'ansia di saperne di piu'. Ma l'ansia non ci abbandona un istante, non ci lascia dormire quando un membro nostro e' in pericolo.
I ragazzi da parte loro evitano di parlarne a casa, per non inquietare le famiglie, ma sopratutto perche' nei pochi momenti di tregua vogliono scordare e vogliono divertirsi. Nei momenti di tregua tornano ad essere i giovani spensierati come tutti i ragazzi del mondo. E dopo 3 anni di servizio militare molti se ne vanno "a prender aria" in paesi lontani, prima ancora di progettare il futuro.
Le famiglie dei nostri combattenti passano un inferno, che nonostante la grande solidarieta' del nostro popolo, e' anzitutto privato.

E chi lo dice che Israele ci sono solo sinagoghe?




Ebbene si questo è lo spetttacolo che si può avere lungo la passeggiata di Tel Aviv-Jafo... Sunset e surf. Diciamo che mi mangio un po' le mani quando la mattina vedo i surfer ma che ci posso fare? Non è per paura dei locals ma che fare surf in giacca e cravatta non mi sembra il caso.
E poi qui non c'è mica il rischio squali.... forse però c'è quello mine subacquee?
Non vi sembra di sentire una canzone dei Beach Boys con queste immagini??








Un bel tramonto così non fa molto Pacific Ocean? Peccato che ci troviamo in Terra Santa... Alla faccia di chi dice che qua ci sono solo Katyusha e conflitti religiosi.
Dai non vi mette tranquillità?
Una bella biretta seduti sulla spiaggia ancora calda a guardare il sole che si tuffa nel mare. Se poi volete aggiungere una chitarra, fate pure..



Per un informazione corretta..


Woman killed, man seriously hurt in Qassam strike on Sderot
By Yuval Yoaz and Mijal Grinberg, Haaretz Correspondents, Haaretz Service and Agencies


An Israeli woman was killed and a man was seriously wounded Wednesday morning by a Qassam rocket in a residential area of the western Negev town of Sderot, close to the home of Defense Minister Amir Peretz.
The woman was later named as 57-year-old Fatima Slutsker, a resident of the town. The wounded man, who lost both his legs, was identified as Peretz' 24-year-old bodyguard.
Both were taken to Barzilai Medical Center in Ashkelon for treatment, where the woman died of her wounds.


Islamic Jihad and militants affiliated with the ruling Palestinian movement Hamas both claimed responsibility for the attack.
Hamas spokesman Fawzi Barhoum said the Palestinians acted in self defense.
"The occupation hasn't stopped attacking Palestinians before or after Beit Hanun, so we say resistance is a right of Palestinians," Barhoum said.
The militant groups said the rocket fire was meant to avenge the deaths of 18 civilians killed last week in IDF shelling of an apartment compound in the northern Gaza town of Beit Hanun.
Seven Qassam rockets were fired from the Gaza Strip on the western Negev on Wednesday morning, three of them landing in Sderot.
David Baker, an official in the Prime Minister's Office, told Haaretz on Wednesday that, "Palestinian terrorists will not be able to zero in on Israeli civilians. We will take whatever steps are incumbent on us to stop these attacks and defend our people."
Earlier Wednesday, an anti-tank RPG missile was fired at an Israel Defense Forces vehicle patrolling the northern Gaza Strip. No injuries were reported, but the vehicle sustained some damage.
On Tuesday evening, three rockets landed in Sderot, causing damage to property. Three people were treated for shock due to the barrage.





'We can't protect Sderot schools'

The deadly attack comes a day after the state told the High Court of Justice that there is no way to protect Sderot schoolchildren from the threat of Qassam missiles, as it would be impossible to reinforce all classrooms in the city before the start of the next school year.
The state wants the court to reject two petitions filed by Sderot residents demanding the reinforcement of all educational institutions in the town and its environs against Qassams.
"There is no disputing that studying in the non-reinforced classrooms entails a certain security risk to students," the state argued in its response.
"However, it seems that for the time being, there is no alternative. This risk is not significantly different from the risk to which students are exposed en route from home to school and back, by bus or private car, which of course are not reinforced against Qassam missiles, or from the risk to which they are exposed during the day when they are in many other places besides reinforced classrooms..."
The petitions, filed by the Parents Committee in Sderot, and parents of students at the Sha'ar Hanegev regional school, ask the court to instruct the Defense Ministry to immediately reinforce the roofs of all educational institutions in Sderot or to provide an alternative solution that will protect the buildings from Qassams, and to immediately provide NIS 210 million for Sderot and nearby communities to complete "critical" reinforcement programs.
In its response, the state promised to complete the reinforcement of homeroom classrooms only in Sha'ar Hanegev by November 23, but reinforcement work on the 24 other schools in the area is not expected to be completed before next autumn.

martedì 14 novembre 2006

Ytzak Rabin Day

Sono andato alla 11°commemorazione dell'assassinio di Rabin. Io non sono una persona a cui piacciono i grandi raduni ma per onorare Rabin dovevo farlo.
E devo dire che è stata una grande soddisfazione. La piazza era gremita, piena di persone di ogni età. La Polizia parla di 100.000; anche se mancava tutta la classe politica israeliana, il messaggio lanciato non sarà certamente a-politico.
Erano soprattutto i giovani a riempire Rabin Square: erano lì ad onorare un GRANDE UOMO che forse non avevano neanche avuto il tempo di conoscere veramente.
Ma erano lì ad onorare prima di tutto un ideale di pace. E domandare la Pace per il proprio Paese.
E' stato molto commovente sentir parlare Grossmannn. Sinceramente ho dovuto aspettare questa mattina per sapere il messaggio delle sue parole, ma suoi occhi e il tono della sua voce comunicavano molto di più di quanto potessi aspettarmi. La sua voce assomigliava di più ad una cantilena atona: perdere un figlio deve essere la cosa che segna la vita di un padre.
Il messaggio che ha lanciato ricalcava pienamente il suo stato d'animo: Israele stai perdendo il tuo sogno! Ognuno può pensare quello che vuole sulle sue parole ma di sicuro sono comprensibili per un padre che ha perso il proprio figlio.
Ma il momento più toccante è stato quando tutti i 100.000 (eccetto me sigh!!!!) hanno cantanto Hatikvah. Toccante molti si sono messi anche a piangere: anche questo è Eretz Ysrael!

Gateway 2006

Lo sportello unico dell'Amabasciata ha stracciato la concorrenza starneira a GATEWAY 2006, fiera tenutasi al Dan Panorama. Il nome della manifestazione chiarifica già il suo scopo: fornire i mezzi e le conoscenze agli imprenditori israeliani per esportare i loro prodotti neel resto del mondo. E' stato anche il più visitato dalle autorità....








Umorismo mediorientale

Cisgiordania



Ebbene si sono arrivato dove volevo in Cisgiordania: il soldato Fantone è andato in missione ed è tornato sano e salvo. Grazie anche agli angeli custodi di Tsahal. E' stata una bella avventura con l'ONG Peace Now. Trovarsi davanti ad uno dei confini internazionali più caldi è stato emozionante: da una parte gli avamposti israeliane e dall'altra i minareti con i muezzin che cantavano. Un contrasto molto forte...
Per il resto abbiamo visitato alcuni avamposti e insediamenti israeliani, limitandoci a guardare la città palestinese di Nablus dall'alto.. sigh
Il paesaggio benchè brullo è fantastio un mix fra la Sicilia e il Carso. Il sole picchia sempre forte meno male che sulle alture soffi un bel venticello che porta un po' di refrigerio. C'è una tranquillità completa rotta solo dal rumore dei veicoli militari (poche sono le auto civili) e dai canti dei muezzin.
Vi metto anche un'immagine della barriera, forse a vederlo così il filo spinato non rende molto però osservare quei due metri e mezzo che dividono la Terra Santa fanno impressione soprattutto quando vedi che sopra un altura c'è un bunker israeliano con una mitragliatrice puntata sull'area.

Che cos'è Degania?

Degania Alef was founded in 1909 by seven Second Aliyah Halutzim (Halutz), who came from Rumania, on land acquired by the Jewish National Fund. Although the economically successful as a settlement, the group dispersed a year later. In 1911, the place was resettled by a group of pioneers from Russia known as the "Hadera Commune".

Degania Alef was the first settlement based on communal living and became known as the "Mother of the kevutzot". Members of Degania Alef insisted on maintaining the frame of the small kevutzah, as opposed to the bigger collective settlement - the Kibbutz - and therefore, in 1920, with the coming of Third Aliyah pioneers, Degania Bet was founded. In 1932, part of the land was granted for a third collective settlement - kibbutz Afikim.

View of Degania (1941) During the War of Independence, the Syrian army reached the gates of Degania Alef, but was bravely repulsed. A burnt Syrian tank remains on the site as a memorial. The two Deganias have a combined population of nearly 1,000. Due to the hot climate and abundance of water, both Deganias are engaged in fully irrigated farming. Degania Bet has also a metal factory and Kadish Luz were members of Degania Bet. A.D. Gordon, Arthur Ruppin, Otto Warburg and other founders of the labor settlement movement are buried on Degania Alef.